In questa seconda domenica del tempo ordinario vediamo Giovanni Battista che indica Gesù come l’Agnello di Dio e spinge due dei suoi discepoli a seguire Gesù. Anche ni siamo invitati a seguire Gesù a stare con Lui.

Per i Ragazzi

Per gli Adulti

Vangelo e Riflessione di don Erio Castellucci vescovo di Modena-Carpi-Nonantola

Meditazione del Patriarca di Gerusalemme dei latini Pierbattista Pizzaballa

Il brano di Vangelo di questa seconda domenica del Tempo Ordinario (Gv 1,35-42) ci consegna delle parole importanti, parole che sono come delle chiavi di lettura per la comprensione del Vangelo di Giovanni, ma anche per la nostra vita di discepoli del Signore Gesù. 

Nei versetti precedenti questo brano (Gv 1,31), Giovanni il Battista svela il motivo della sua missione: l’unica ragione della sua missione è quella di permettere la rivelazione del Messia, di fare il modo che l’identità di Gesù sia svelata, perché ogni uomo possa conoscerlo e credere in Lui. 

Ed oggi vediamo proprio come questo accade, come cambia la vita di chi si apre a questa rivelazione e accoglie il Signore. 

Il Vangelo inizia dicendo che Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli (Gv 1,35). 

Dov’è questo luogo dove Gesù si rivela? Dove possiamo cercarlo? 

Il luogo è lì dove Giovanni sta battezzando, e dove dirà di aver visto lo Spirito posarsi su Gesù e su di lui rimanere (Gv 1,33). È dunque il luogo del battesimo di Gesù, quello che abbiamo visto domenica scorsa, nel Vangelo di Marco, come luogo dove il Padre stesso si impegna a svelare l’identità di Gesù come quella del Figlio amato, del quale il Padre si compiace. Ma è anche il luogo dove Gesù sceglie di essere solidale fino in fondo con l’uomo e con il suo destino, il luogo dove Gesù sceglie di essere fino in fondo fratello. 

Lì, in questo luogo, Gesù passa (Gv 1,36). 

Da qui, dunque, la prima indicazione per il nostro cammino di discepoli. 

Il luogo dove incontrare Gesù è la relazione, è lo spazio dell’incontro, della condivisone della vita. 

L’identità di Gesù, quella che il Battista è venuto a rivelare, è un’identità “aperta”, proprio come sono aperti i cieli al momento del battesimo. L’identità di Gesù si compie entrando in relazione con l’uomo, rimanendo in relazione con noi, così come lo è con il Padre. 

Lì, sulle rive del Giordano, la relazione inizia. 

Inizia grazie ad una mediazione: è Giovanni ad indicare ai suoi discepoli la presenza del Messia, dell’Agnello di Dio (Gv 1,36). L’incontro con il Signore avviene sempre attraverso qualcuno che ci precede, perché la fede è un dono, e perché nessuno può credere da solo.

La fede è l’ingresso in un mondo abitato da altri, in cui imparare a fidarsi, a conoscere insieme il Signore, a condividere lo spazio di una nuova familiarità.  

Qui dunque avviene un passaggio. Il brano di oggi, in realtà, è ricco di passaggi: c’è Gesù che passa, come abbiamo visto (Gv 1,36); e c’è, ora, il passaggio di questi discepoli, che lasciano Giovanni per seguire Gesù.  

Anche l’identità del discepolo, dunque, è un’identità aperta, in divenire, come quella del loro Signore. 

Aperta significa capace di lasciarsi interrogare: la relazione inizia proprio con una domanda di Gesù, che chiede loro che cosa cercano (Gv 1,38). Essere discepoli significa lasciarsi portare alla domanda essenziale della propria vita, è tornare continuamente lì, in modo sempre nuovo. 

Aperta significa capace di fare domande: a loro volta i discepoli chiedono, rimangono in ascolto, per arrivare alla domanda essenziale della vita: dove dimori? (Gv 1,38). Che non significa chiedere semplicemente dove abita, ma piuttosto esprimere il proprio desiderio di conoscerlo in profondità, di essere ammessi ad entrare nel mistero della sua vita, di entrare in confidenza con Lui. 

Aperta significa anche capace di rimanere con Lui (Gv 1,39): cioè di fare in modo che, piano piano, il Signore divenga la nostra casa, il luogo dove rimanere.  

Aperta significa infine capace di lasciarsi trasformare profondamente: perché c’è infine un ultimo passaggio in questo brano di Vangelo, ed è quello di Simone. Si chiama Simone, figlio di Giovanni, ma il Signore gli dà un nome nuovo (Gv 1,42), cioè lo apre alla possibilità di essere anche altro, di avere un’esistenza più ampia, di essere una casa più grande. 

A chi incontra il Signore, accade questo dilatarsi della vita, questo entrare nel dinamismo di sempre nuovi passaggi di crescita, ciascuno segnato da un’ora precisa, come le quattro del pomeriggio (Gv 1,39) dei due primi discepoli di Gesù, quando per la prima volta rimasero con Lui. 

+Pierbattista

Un canto giovanile per esprimere la fede con la sensibilità dei giovani.