La terza domenica ci ci invita alla Gioia , il Signore è vicino. Tra una settimana è Natale.
Per i Ragazzi
Abbiamo sentito Giovanni che ci cide di non essere lui il Messia l’atteso ma che lui prepara i cuori a ricevere Gesù. Noi ci stiamo preparando a ricevere Gesù? Come? Giovanni ci ha invitati a riconoscere i nostri peccati, cioè il male che facciamo per cercare di non farlo e soprattutto per chiedere a Dio il perdono e così col cuore in pace accogliere Gesù che anhe quest’anno nel Natale ci ricorda che lui è sempre con noi e ci vuole bene. Impariamo anche noi a volerci bene. Buona domenica e cerca di seguire la novena di Natale insieme alla tua famiglia, un breve momento di preghiera e una storia che ci fa pensare. Buona Domenica.
Per gli Adulti
Meditazione del Pariarca di Gerusalemme dei latini Pierbattista Pizzaballa
Il card. Pierbattista ci aiuta a conoscere il Battista pe imparare a conoscere noi stessi a incamminarci nella via dell’umiltà e della testimonianza, solo così Gesù potrà manifestarsi al mondo attraverso la nostra debolezza che rivela la Sua grandezza. Chiediamo al Sgnore di poter essere testimoni della sua presenza in mezzo all’umanità.
Anche questa terza domenica di Avvento ci propone la figura di Giovanni Battista.
A presentarcelo, oggi, è l’evangelista Giovanni, che parla del Battista fin da subito, all’interno del grande prologo con cui apre il suo Vangelo (Gv 1, 6-8), e continua la sua presentazione nei versetti immediatamente successivi (Gv 1,19-28).
Chi è Giovanni e qual è la sua missione?
Abbiamo una prima risposta nei versetti 6-8, e un’altra nei versetti 19-28.
La prima risposta è quella dell’evangelista, che ci dice tre cose essenziali: Giovanni è un uomo mandato da Dio; è stato inviato per essere un testimone, per rendere testimonianza alla luce; e, infine, l’evangelista ci dice che lo scopo della sua testimonianza è che tutti possano credere.
L’evangelista precisa: il Battista non era la luce, perché nel Vangelo di Giovanni è chiaro che la luce è Gesù, e lui solo. Gesù stesso dirà di sé di essere la luce del mondo (Gv 8,12), mentre il Battista è venuto per rendere testimonianza alla luce.
I versetti successivi al prologo, invece, ci mostrano come avviene questa testimonianza, cosa significa che Giovanni rende testimonianza alla luce.
A Gerusalemme sorge fra i capi una certa perplessità riguardo al Battista: non tutti, infatti, potevano mettersi a battezzare la gente, per cui la perplessità dei capi è legittima. I capi, dunque, inviano al Giordano alcuni sacerdoti e leviti per interrogarlo circa la sua identità, e così il Battista dà testimonianza.
Le domande che gli vengono rivolte sono fondamentalmente due: la prima domanda riguarda l’identità di Giovanni, la seconda la sua missione.
A dire il vero, Giovanni non risponde o, meglio, non dice niente di sé, perché Giovanni non è il testimone di se stesso, non è venuto per parlare di sé e neppure per far parlare di sé. La risposta del Battista è un continuo, totale, radicale, rimando a Cristo.
Giovanni parla di sé attraverso una negazione, che ripete più volte: io non sono (Gv 1, 20.21). Non sono il Cristo, non sono Elia, non sono il profeta.
La sua vita non ha nessun senso se non in relazione a Cristo: Giovanni non è lo sposo, ma l’amico dello sposo (Gv 3,29). Non è la luce, ma il testimone della luce; non è la Parola, ma la voce attraverso cui la Parola può parlare; e proprio attraverso questo essere solo in relazione a Cristo, Giovanni vive in pienezza la sua vita, compie fino in fondo la sua missione.
Giovanni, insomma, non risponde. Come a dire: non è importante chi io sia. La vera domanda non riguarda me, ma colui che sta in mezzo a voi e che voi non conoscete (Gv 1,26).
La testimonianza del Battista ci aiuta a metterci nel posto giusto. Quello di chi non sa, non conosce.
Tutto il Vangelo di Giovanni è percorso da quest’esperienza: quella di non sapere, non conoscere, non riconoscere.È l’esperienza di Nicodemo (Gv 3, 10), della donna samaritana (Gv 4,29), del cieco nato (Gv 9, 36)… Ma è anche l’esperienza di tutti i discepoli dopo la morte e la risurrezione di Gesù, a partire da Maria di Magdala, che non riconosce il Signore (Gv 20,14), fino ai discepoli sul lago di Tiberiade (Gv 21,4).
Giovanni ci dice che il modo giusto di stare davanti al Signore che viene, è quello di ammettere di non conoscerlo; da questo atteggiamento umile nasce la domanda, il desiderio, la ricerca, la fede, proprio come in tutti i personaggi sopra menzionati, che sono partiti dal buio della cecità del loro cuore e si sono aperti alla luce, ovvero ad una relazione di fiducia e di amore con il Signore Gesù. È il cammino della fede.
Il Battista, ci dice l’evangelista Giovanni, è venuto proprio per questo: perché tutti possano credere (Gv 1,7).
Torniamo al tempo ordinario con la 10° domenica e la lettura del vangelo di Marco. Gesù ha inziato da poco la sua missione esubito lo prendono per pazzo e indemonniato al punto che i suoi Leggi tutto…
Ultima grande festa prima di tornare al tempo ordinario. In questa festa celebriamo il dono dell’Eucarestia attraverso ilquale Gesù continua d essere presente nella chiesa e nella nostra vita. E’ il segno di un amore Leggi tutto…
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3° di Avvento: Rallegratevi ilSignore è vicino
Pubblicato da Tiziano Raffaini il
La terza domenica ci ci invita alla Gioia , il Signore è vicino. Tra una settimana è Natale.
Per i Ragazzi
Abbiamo sentito Giovanni che ci cide di non essere lui il Messia l’atteso ma che lui prepara i cuori a ricevere Gesù. Noi ci stiamo preparando a ricevere Gesù? Come? Giovanni ci ha invitati a riconoscere i nostri peccati, cioè il male che facciamo per cercare di non farlo e soprattutto per chiedere a Dio il perdono e così col cuore in pace accogliere Gesù che anhe quest’anno nel Natale ci ricorda che lui è sempre con noi e ci vuole bene. Impariamo anche noi a volerci bene. Buona domenica e cerca di seguire la novena di Natale insieme alla tua famiglia, un breve momento di preghiera e una storia che ci fa pensare. Buona Domenica.
Per gli Adulti
Meditazione del Pariarca di Gerusalemme dei latini Pierbattista Pizzaballa
Il card. Pierbattista ci aiuta a conoscere il Battista pe imparare a conoscere noi stessi a incamminarci nella via dell’umiltà e della testimonianza, solo così Gesù potrà manifestarsi al mondo attraverso la nostra debolezza che rivela la Sua grandezza. Chiediamo al Sgnore di poter essere testimoni della sua presenza in mezzo all’umanità.
Anche questa terza domenica di Avvento ci propone la figura di Giovanni Battista.
A presentarcelo, oggi, è l’evangelista Giovanni, che parla del Battista fin da subito, all’interno del grande prologo con cui apre il suo Vangelo (Gv 1, 6-8), e continua la sua presentazione nei versetti immediatamente successivi (Gv 1,19-28).
Chi è Giovanni e qual è la sua missione?
Abbiamo una prima risposta nei versetti 6-8, e un’altra nei versetti 19-28.
La prima risposta è quella dell’evangelista, che ci dice tre cose essenziali: Giovanni è un uomo mandato da Dio; è stato inviato per essere un testimone, per rendere testimonianza alla luce; e, infine, l’evangelista ci dice che lo scopo della sua testimonianza è che tutti possano credere.
L’evangelista precisa: il Battista non era la luce, perché nel Vangelo di Giovanni è chiaro che la luce è Gesù, e lui solo. Gesù stesso dirà di sé di essere la luce del mondo (Gv 8,12), mentre il Battista è venuto per rendere testimonianza alla luce.
I versetti successivi al prologo, invece, ci mostrano come avviene questa testimonianza, cosa significa che Giovanni rende testimonianza alla luce.
A Gerusalemme sorge fra i capi una certa perplessità riguardo al Battista: non tutti, infatti, potevano mettersi a battezzare la gente, per cui la perplessità dei capi è legittima. I capi, dunque, inviano al Giordano alcuni sacerdoti e leviti per interrogarlo circa la sua identità, e così il Battista dà testimonianza.
Le domande che gli vengono rivolte sono fondamentalmente due: la prima domanda riguarda l’identità di Giovanni, la seconda la sua missione.
A dire il vero, Giovanni non risponde o, meglio, non dice niente di sé, perché Giovanni non è il testimone di se stesso, non è venuto per parlare di sé e neppure per far parlare di sé. La risposta del Battista è un continuo, totale, radicale, rimando a Cristo.
Giovanni parla di sé attraverso una negazione, che ripete più volte: io non sono (Gv 1, 20.21). Non sono il Cristo, non sono Elia, non sono il profeta.
La sua vita non ha nessun senso se non in relazione a Cristo: Giovanni non è lo sposo, ma l’amico dello sposo (Gv 3,29). Non è la luce, ma il testimone della luce; non è la Parola, ma la voce attraverso cui la Parola può parlare; e proprio attraverso questo essere solo in relazione a Cristo, Giovanni vive in pienezza la sua vita, compie fino in fondo la sua missione.
Giovanni, insomma, non risponde. Come a dire: non è importante chi io sia. La vera domanda non riguarda me, ma colui che sta in mezzo a voi e che voi non conoscete (Gv 1,26).
La testimonianza del Battista ci aiuta a metterci nel posto giusto. Quello di chi non sa, non conosce.
Tutto il Vangelo di Giovanni è percorso da quest’esperienza: quella di non sapere, non conoscere, non riconoscere. È l’esperienza di Nicodemo (Gv 3, 10), della donna samaritana (Gv 4,29), del cieco nato (Gv 9, 36)… Ma è anche l’esperienza di tutti i discepoli dopo la morte e la risurrezione di Gesù, a partire da Maria di Magdala, che non riconosce il Signore (Gv 20,14), fino ai discepoli sul lago di Tiberiade (Gv 21,4).
Giovanni ci dice che il modo giusto di stare davanti al Signore che viene, è quello di ammettere di non conoscerlo; da questo atteggiamento umile nasce la domanda, il desiderio, la ricerca, la fede, proprio come in tutti i personaggi sopra menzionati, che sono partiti dal buio della cecità del loro cuore e si sono aperti alla luce, ovvero ad una relazione di fiducia e di amore con il Signore Gesù. È il cammino della fede.
Il Battista, ci dice l’evangelista Giovanni, è venuto proprio per questo: perché tutti possano credere (Gv 1,7).
+Pierbattista
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