siamo giunti all’ultima domenica di quaresima prima della domenica delle palme e della Pasqua. In questa domenica Gesù ci parla dell’Ora che è giunta, il tempo cioè di rivelare la sua vera identità e questa si rivelerà sulla croce dove Gesù mostrerà fino a che punto ama ogni essere umano.
Per Ragazzi
Per Adulti
Meditazione di Pierbattista Pizzaballa Patriarca di Gerusalmme dei latini
Lungo il racconto del Vangelo di Giovanni ritorna più volte il tema dell’ora di Gesù.
Ritorna per dire che l’ora non è ancora giunta (Gv 2,4; 7,30; 8,20), oppure che quest’ora sta per arrivare (Gv 4,21.23; 5,25,28).
Nel brano di oggi (Gv 12, 20-33), per la prima volta Gesù può affermare che la sua ora è venuta (Gv 12,23).
Innanzitutto bisogna chiedersi di quale ora Gesù stia parlando.
Si tratta innanzitutto di un tempo di crisi, di difficoltà: Gesù afferma che, a causa di quest’ora, la sua anima è turbata (Gv 12,27), per poi aggiungere subito che questo turbamento non lo spingerà a fuggire da quanto sta accadendo. Gesù vuole chiarire da subito cosa non è quest’ora: non è l’ora in cui salvare se stessi (“che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora!” – Gv 12,27), perché è proprio per affrontare quest’ora che Lui è venuto nel mondo.
È dunque, piuttosto, l’ora di rivolgersi al Padre con una preghiera(“Padre, glorifica il tuo nome” – Gv 12,28), e in questa preghiera Gesù chiede ciò che è essenziale, ciò per cui vale la pena affrontare quest’ora.
Ciò che Gesù chiede al Padre sta tutto in unico verbo, che ritorna ben tre volte in questo brano, tutte nel versetto 28, ovvero il verbo “glorificare”.
Gesù chiede al Padre di rivelare a tutti la sua verità profonda, quella che è racchiusa nel suo nome, in ciò che Lui veramente è: chiede cioè di rivelare a tutti il mistero del suo amore, della sua tenerezza per ogni creatura.
E, chiedendolo, si rende disponibile a farsi strumento di questa rivelazione, a lasciare che la sua vita, proprio in quest’ora, dica la gloria del Padre, dica la verità di Dio. L’ora, dunque, è quella in cui Gesù rivela, con la sua libera accettazione della morte, l’amore del Padre per ogni uomo.
Il Padre, a sua volta, risponde a questa preghiera.
Risponde con lo stesso verbo usato da Gesù, e lo declina al passato e al futuro: “L’ho glorificato e lo glorificherò” (Gv 12,28).
Significa che in quest’ora, buia e drammatica, il Padre non sarà assente. Non è un tempo in cui il Padre si ritira e lascia solo il Figlio ad affrontare il dramma della morte.
Il Padre è stato presente nella vita del Figlio, al punto che Gesù ha potuto dire di sapere che il Padre sempre lo ascolta (Gv 11,42). Ebbene, questa non è per Gesù un’esperienza passata, che si conclude con la sua morte ma, al contrario, una certezza viva, proprio ciò che gli permette di entrare in quest’ora, di non fuggire di fronte al turbamento.
L’amore del Padre non verrà meno mai, e accompagnerà il Figlio nella sua ora, senza abbandonarlo.
L’amore del Padre abbraccia la vita di Gesù nei suoi tempi buoni e felici, ma abbraccia Gesù anche nella sua ora, nell’ora del dolore e nella fatica; e lo porta oltre la morte, lo riporta alla vita, lo riporta a Sé.
Gesù ci tiene a precisare che questa Voce del Padre non è venuta per Lui, ma per noi (Gv 12,30).
Per dire che questo amore riguarda il nostro passato e il nostro presente, le nostre gioie e le nostre pene, abbraccia tutta quanta la nostra vita, esattamente come ha abbracciato quella di Gesù.
Un ulteriore riflessione riguarda l’occasione che ha permesso a Gesù di dire che l’ora era giunta.
L’occasione gli viene dall’arrivo di alcuni Greci (Gv 12,20) saliti a Gerusalemme per celebrare la festa.
Ai discepoli, che fanno da ambasciatori alla loro richiesta, Gesù risponde con la breve parabola del chicco di grano (Gv 12,24). Il chicco di grano, se non muore, rimane solo. Se Gesù non muore, rimane solo, senza i suoi amici, senza quei Greci che sono venuti a cercarlo, e con loro senza tutti quei lontani che cercano il suo Volto.
Perché chiunque voglia vederlo, deve cercarlo dentro la propria ora, dentro il suo rapporto d’amore e di fiducia nel Padre, dentro la certezza che questo amore lo accompagna fin dentro la sua morte.
Tutto il nostro percorso di Quaresima non ha altro scopo che portarci qui, a quest’ora, dove Gesù ci rivela il volto di Dio. Lì, innalzato da terra, porta molto frutto: attira tutti a Sé (Gv 12, 32).
Torniamo al tempo ordinario con la 10° domenica e la lettura del vangelo di Marco. Gesù ha inziato da poco la sua missione esubito lo prendono per pazzo e indemonniato al punto che i suoi Leggi tutto…
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5° Domenica di Quaresima: L’Ora
Pubblicato da Tiziano Raffaini il
siamo giunti all’ultima domenica di quaresima prima della domenica delle palme e della Pasqua. In questa domenica Gesù ci parla dell’Ora che è giunta, il tempo cioè di rivelare la sua vera identità e questa si rivelerà sulla croce dove Gesù mostrerà fino a che punto ama ogni essere umano.
Per Ragazzi
Per Adulti
Meditazione di Pierbattista Pizzaballa Patriarca di Gerusalmme dei latini
Lungo il racconto del Vangelo di Giovanni ritorna più volte il tema dell’ora di Gesù.
Ritorna per dire che l’ora non è ancora giunta (Gv 2,4; 7,30; 8,20), oppure che quest’ora sta per arrivare (Gv 4,21.23; 5,25,28).
Nel brano di oggi (Gv 12, 20-33), per la prima volta Gesù può affermare che la sua ora è venuta (Gv 12,23).
Innanzitutto bisogna chiedersi di quale ora Gesù stia parlando.
Si tratta innanzitutto di un tempo di crisi, di difficoltà: Gesù afferma che, a causa di quest’ora, la sua anima è turbata (Gv 12,27), per poi aggiungere subito che questo turbamento non lo spingerà a fuggire da quanto sta accadendo. Gesù vuole chiarire da subito cosa non è quest’ora: non è l’ora in cui salvare se stessi (“che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora!” – Gv 12,27), perché è proprio per affrontare quest’ora che Lui è venuto nel mondo.
È dunque, piuttosto, l’ora di rivolgersi al Padre con una preghiera (“Padre, glorifica il tuo nome” – Gv 12,28), e in questa preghiera Gesù chiede ciò che è essenziale, ciò per cui vale la pena affrontare quest’ora.
Ciò che Gesù chiede al Padre sta tutto in unico verbo, che ritorna ben tre volte in questo brano, tutte nel versetto 28, ovvero il verbo “glorificare”.
Gesù chiede al Padre di rivelare a tutti la sua verità profonda, quella che è racchiusa nel suo nome, in ciò che Lui veramente è: chiede cioè di rivelare a tutti il mistero del suo amore, della sua tenerezza per ogni creatura.
E, chiedendolo, si rende disponibile a farsi strumento di questa rivelazione, a lasciare che la sua vita, proprio in quest’ora, dica la gloria del Padre, dica la verità di Dio. L’ora, dunque, è quella in cui Gesù rivela, con la sua libera accettazione della morte, l’amore del Padre per ogni uomo.
Il Padre, a sua volta, risponde a questa preghiera.
Risponde con lo stesso verbo usato da Gesù, e lo declina al passato e al futuro: “L’ho glorificato e lo glorificherò” (Gv 12,28).
Significa che in quest’ora, buia e drammatica, il Padre non sarà assente. Non è un tempo in cui il Padre si ritira e lascia solo il Figlio ad affrontare il dramma della morte.
Il Padre è stato presente nella vita del Figlio, al punto che Gesù ha potuto dire di sapere che il Padre sempre lo ascolta (Gv 11,42). Ebbene, questa non è per Gesù un’esperienza passata, che si conclude con la sua morte ma, al contrario, una certezza viva, proprio ciò che gli permette di entrare in quest’ora, di non fuggire di fronte al turbamento.
L’amore del Padre non verrà meno mai, e accompagnerà il Figlio nella sua ora, senza abbandonarlo.
L’amore del Padre abbraccia la vita di Gesù nei suoi tempi buoni e felici, ma abbraccia Gesù anche nella sua ora, nell’ora del dolore e nella fatica; e lo porta oltre la morte, lo riporta alla vita, lo riporta a Sé.
Gesù ci tiene a precisare che questa Voce del Padre non è venuta per Lui, ma per noi (Gv 12,30).
Per dire che questo amore riguarda il nostro passato e il nostro presente, le nostre gioie e le nostre pene, abbraccia tutta quanta la nostra vita, esattamente come ha abbracciato quella di Gesù.
Un ulteriore riflessione riguarda l’occasione che ha permesso a Gesù di dire che l’ora era giunta.
L’occasione gli viene dall’arrivo di alcuni Greci (Gv 12,20) saliti a Gerusalemme per celebrare la festa.
Ai discepoli, che fanno da ambasciatori alla loro richiesta, Gesù risponde con la breve parabola del chicco di grano (Gv 12,24). Il chicco di grano, se non muore, rimane solo. Se Gesù non muore, rimane solo, senza i suoi amici, senza quei Greci che sono venuti a cercarlo, e con loro senza tutti quei lontani che cercano il suo Volto.
Perché chiunque voglia vederlo, deve cercarlo dentro la propria ora, dentro il suo rapporto d’amore e di fiducia nel Padre, dentro la certezza che questo amore lo accompagna fin dentro la sua morte.
Tutto il nostro percorso di Quaresima non ha altro scopo che portarci qui, a quest’ora, dove Gesù ci rivela il volto di Dio. Lì, innalzato da terra, porta molto frutto: attira tutti a Sé (Gv 12, 32).
+Pierbattista
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