Da un racconto dei Padri del deserto. Cerano tre amici che erano impazienti di lavorare e uno di essi scelse dei dedicarsi all’opera di pacificazione delle persone che si combattevano, seguendo la parola “Beati gli operatori di pace”. Il secondo scelse di visitare gli ammalati. Il terzo si ritirò a vivere in tranquillità nel deserto. Il primo si affaticava per eliminare le dispute tra gli uomini, ma non riusciva a risolverle tutte, così andò da colui che si era dedicato agli ammalati e trovò anche lui scoraggiato per non riuscire ad adempiere il comandamento. Così, tutti e due convennero di andare a far visita a quello che viveva nel deserto. Gli dissero delle loro difficoltà e gli chiesero di dire loro che cosa era riuscito a fare. Per qualche tempo stette in silenzio, poi versò dell’acqua in una ciotola e disse loro: ”Guardate l’acqua”. L’acqua era molto mossa. Poco dopo disse loro di guardarla di nuovo, per vedere come si era calmata. Quando essi guardarono l’acqua, videro il proprio volto come in uno specchio. Allora egli disse loro: “Allo stesso modo, una persona che vive in mezzo alla gente non vede i propri peccati a causa del tumulto che c’è, ma se diventa tranquilla, specialmente nel deserto, allora può vedere le proprie deficienze”.
Questa storia non lascia dubbi sul fatto che la tranquillità del cuore non è un modo per ‘sentirsi bene’ mentre il mondo è lacerato da violenza e guerra, bensì un modo di prendere consapevolezza del fatto che siamo parte del problema. La preghiera porta ad una tranquillità spirituale e la tranquillità spirituale ci porta alla confessione dei nostri peccati, i peccati che portano alla guerra. Mettere pace tra le persone e visitare gli ammalati sono cose importanti, ma fare queste cose senza un cuore pentito non può portare frutto. ( Henry Nouwen Opera di pace, preghiera, resistenza, comunità. Queriniana p. 51-52)