In questa seconda domenica vediamo Gesù che sale su un monte con Pietro Giacomo e Giovanni e lì rivela la sua vera identità. La trasfigurazione è un segno affinchè credano che lui è il figlio di Dio e non si lascino distruggere la vita quando verrà arretato e crocifisso.
per i Ragazzi
Per gli Adulti
Meditazione di Pierbattista Pizzaballa Patriarca di Gerusalemme dei latini
Il brano di Vangelo di oggi ci dona di fare un passo importante nel nostro cammino quaresimale.
Domenica scorsa, il racconto delle tentazioni ha portato luce dentro la nostra vita, dove la Parola del Padre vuole scendere per impastarsi con le nostre scelte di ogni giorno.
Oggi la stessa luce brilla sul volto di Gesù, e ci svela qualcosa del mistero di Dio, perché noi possiamo conoscerlo per quanto ci è possibile.
Il racconto della Trasfigurazione (Mc 9,2-10) ci riporta al principio del nostro cammino di fede, a cosa lo rende possibile.
E cioè al fatto che noi possiamo credere per il semplice fatto che Dio si rivela, che si fa conoscere, che ci mostra il suo Volto.
Da sempre, nella storia della salvezza, Dio cammina con il suo popolo e si rivela attraverso le sue opere e la sua Parola. Non è un Dio che gestisce le cose da lontano, che preferisce rimanere nell’ombra, ma è qualcuno che ama farsi conoscere, e per questo entra nel gioco della storia con uno stile e un Volto che chiedono di essere conosciuti.
In più, a volte, nel corso del cammino, ci sono momenti privilegiati in cui chiama qualcuno in disparte, di solito su un monte, e a costoro fa fare un’esperienza più profonda e più intima della sua presenza.
Da sempre, dunque, Dio si rivela, si fa conoscere, e Gesù non fa diversamente dal Padre.
Sale su un monte, insieme a tre dei suoi discepoli (Mc 9,2), e lì si fa incontrare in tutta la sua bellezza e il suo splendore di Figlio.
In realtà, non è Lui a rivelarsi, ma è il Padre che ci rivela Gesù (Mc 9,7). Perché lungo tutto il cammino della vita di Gesù, è chiaro che Gesù non è venuto a parlarci tanto di se stesso, quanto del Padre suo, della bellezza di essere il Figlio amato.
E così neanche il Padre rivela se stesso, ma ci rivela il Figlio, desidera che lo conosciamo, che lo accogliamo come fratello nella nostra vita.
La Quaresima viene dunque a dirci questo: Dio, che sempre si rivela, vuole farlo in un modo nuovo, in un modo definitivo. E questa rivelazione sarà la Pasqua, dove il Figlio svelerà il Padre fidandosi totalmente di Lui, e il Padre svelerà il Figlio ridonandogli la vita e facendolo risorgere.
Non è un caso, quindi, che sul monte della trasfigurazione ci siano Mosè ed Elia.
Perché Mosè ed Elia sono, nella storia della salvezza, i due più grandi testimoni che Dio si rivela.
Anche loro, un giorno, sono saliti su un monte e hanno conosciuto Dio più da vicino (Es 19.33.34; 1Re19);
e hanno iniziato a comprendere proprio qualcosa che ha uno stretto legame con la Pasqua di Gesù.
Mosè, sul monte, ha conosciuto che il nome di Dio è misericordia, che è lento all’ira, che perdona la colpa del suo popolo, che non lo distrugge quando il popolo cade nella tentazione e si allontana da Dio.
Mosè ha conosciuto che Dio si rivela fondamentalmente per un unico fine, che è quello di salvarci, sempre.
Elia, sul monte, dopo una lunga fuga, ha conosciuto che Dio si rivela nella mitezza: non nei grandi segni del potere e della forza, ma nell’umile silenzio di una brezza, di un soffio.
Un passo in più: Mosè ed Elia hanno entrambi pensato che il male si vince con la forza: Mosè ha ucciso un Egiziano che angariava un Ebreo (Es 2,12); Elia ha addirittura ucciso tutti i profeti di Baal sul monte Carmelo (1Re 18,20-40) pensando di difendere così la vera fede nel Dio unico.
Ma entrambi, poi, hanno conosciuto un Dio diverso, e un diverso modo di salvare: anche loro si sono convertiti.
Questo diverso modo di salvare, noi lo vedremo sulla croce, al termine di questo cammino dove anche noi siamo chiamati a convertire la nostra attesa di salvezza, ad aprire il cuore per lasciarci salvare nel modo in cui Dio vuole salvarci.
Mosè ed Elia sono i nostri compagni di cammino in questa Quaresima, proprio come Giovanni Battista è il compagno del cammino di Avvento, perché anche noi possiamo arrivare a conoscere il Volto di Dio che si rivela dando la vita per noi.
Torniamo al tempo ordinario con la 10° domenica e la lettura del vangelo di Marco. Gesù ha inziato da poco la sua missione esubito lo prendono per pazzo e indemonniato al punto che i suoi Leggi tutto…
Ultima grande festa prima di tornare al tempo ordinario. In questa festa celebriamo il dono dell’Eucarestia attraverso ilquale Gesù continua d essere presente nella chiesa e nella nostra vita. E’ il segno di un amore Leggi tutto…
Siamo tornati nel tempo ordinario, ma la domenica non ce ne accorgiamo perchè dopo la Pentescoste che chiude il tempo pasquale ci sono due grandi feste la Santissima Trinità oggi e Il corpo e sangue Leggi tutto…
2° Domenica di Quaresima: Trasfigurazione di Gesù
Pubblicato da Tiziano Raffaini il
In questa seconda domenica vediamo Gesù che sale su un monte con Pietro Giacomo e Giovanni e lì rivela la sua vera identità. La trasfigurazione è un segno affinchè credano che lui è il figlio di Dio e non si lascino distruggere la vita quando verrà arretato e crocifisso.
per i Ragazzi
Per gli Adulti
Meditazione di Pierbattista Pizzaballa Patriarca di Gerusalemme dei latini
Il brano di Vangelo di oggi ci dona di fare un passo importante nel nostro cammino quaresimale.
Domenica scorsa, il racconto delle tentazioni ha portato luce dentro la nostra vita, dove la Parola del Padre vuole scendere per impastarsi con le nostre scelte di ogni giorno.
Oggi la stessa luce brilla sul volto di Gesù, e ci svela qualcosa del mistero di Dio, perché noi possiamo conoscerlo per quanto ci è possibile.
Il racconto della Trasfigurazione (Mc 9,2-10) ci riporta al principio del nostro cammino di fede, a cosa lo rende possibile.
E cioè al fatto che noi possiamo credere per il semplice fatto che Dio si rivela, che si fa conoscere, che ci mostra il suo Volto.
Da sempre, nella storia della salvezza, Dio cammina con il suo popolo e si rivela attraverso le sue opere e la sua Parola. Non è un Dio che gestisce le cose da lontano, che preferisce rimanere nell’ombra, ma è qualcuno che ama farsi conoscere, e per questo entra nel gioco della storia con uno stile e un Volto che chiedono di essere conosciuti.
In più, a volte, nel corso del cammino, ci sono momenti privilegiati in cui chiama qualcuno in disparte, di solito su un monte, e a costoro fa fare un’esperienza più profonda e più intima della sua presenza.
Da sempre, dunque, Dio si rivela, si fa conoscere, e Gesù non fa diversamente dal Padre.
Sale su un monte, insieme a tre dei suoi discepoli (Mc 9,2), e lì si fa incontrare in tutta la sua bellezza e il suo splendore di Figlio.
In realtà, non è Lui a rivelarsi, ma è il Padre che ci rivela Gesù (Mc 9,7). Perché lungo tutto il cammino della vita di Gesù, è chiaro che Gesù non è venuto a parlarci tanto di se stesso, quanto del Padre suo, della bellezza di essere il Figlio amato.
E così neanche il Padre rivela se stesso, ma ci rivela il Figlio, desidera che lo conosciamo, che lo accogliamo come fratello nella nostra vita.
La Quaresima viene dunque a dirci questo: Dio, che sempre si rivela, vuole farlo in un modo nuovo, in un modo definitivo. E questa rivelazione sarà la Pasqua, dove il Figlio svelerà il Padre fidandosi totalmente di Lui, e il Padre svelerà il Figlio ridonandogli la vita e facendolo risorgere.
Non è un caso, quindi, che sul monte della trasfigurazione ci siano Mosè ed Elia.
Perché Mosè ed Elia sono, nella storia della salvezza, i due più grandi testimoni che Dio si rivela.
Anche loro, un giorno, sono saliti su un monte e hanno conosciuto Dio più da vicino (Es 19.33.34; 1Re19);
e hanno iniziato a comprendere proprio qualcosa che ha uno stretto legame con la Pasqua di Gesù.
Mosè, sul monte, ha conosciuto che il nome di Dio è misericordia, che è lento all’ira, che perdona la colpa del suo popolo, che non lo distrugge quando il popolo cade nella tentazione e si allontana da Dio.
Mosè ha conosciuto che Dio si rivela fondamentalmente per un unico fine, che è quello di salvarci, sempre.
Elia, sul monte, dopo una lunga fuga, ha conosciuto che Dio si rivela nella mitezza: non nei grandi segni del potere e della forza, ma nell’umile silenzio di una brezza, di un soffio.
Un passo in più: Mosè ed Elia hanno entrambi pensato che il male si vince con la forza: Mosè ha ucciso un Egiziano che angariava un Ebreo (Es 2,12); Elia ha addirittura ucciso tutti i profeti di Baal sul monte Carmelo (1Re 18,20-40) pensando di difendere così la vera fede nel Dio unico.
Ma entrambi, poi, hanno conosciuto un Dio diverso, e un diverso modo di salvare: anche loro si sono convertiti.
Questo diverso modo di salvare, noi lo vedremo sulla croce, al termine di questo cammino dove anche noi siamo chiamati a convertire la nostra attesa di salvezza, ad aprire il cuore per lasciarci salvare nel modo in cui Dio vuole salvarci.
Mosè ed Elia sono i nostri compagni di cammino in questa Quaresima, proprio come Giovanni Battista è il compagno del cammino di Avvento, perché anche noi possiamo arrivare a conoscere il Volto di Dio che si rivela dando la vita per noi.
+ Pierbattista
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