Proponiamo una seconda serie di riflessioni tratte dai libri di H. Nouwen che ci possono aiutare a trovare qualche minuto per noi. L’ideale sarrebbe leggerne uno o due al giorno e lasciarli risuonare in noi. La saggezza di Henry Nouwen nasce da un cuore consapevole della propria fragilità e allo stesso tempo fiducioso nell’amore di Dio che ci risana e ci sostiene anche attraverso i nostri limiti e ci rende consapevoli dei doni che ci fa attraverso le persone che ci mette accanto, i fatti della vita e ci sorprende facendoci constatare quanto la nostra piccolezza diventa ricchezza per gli altri. Buon cammino

1. Dio ha bisogno di me quanto io ho bisogno di Dio.

Può sembrare strano, ma Dio vuole trovarmi quanto, o forse di più, io voglia trovare Dio. Sì, Dio ha bisogno di me quanto io ho bisogno di Dio. Dio non è il patriarca che sta a casa, non si muove, e aspetta che i figli vadano da lui, che si scusino per i loro comportamenti sbagliati, implorino perdono, e promettano di comportarsi meglio. Al contrario, lui esce di casa ignorando la sua dignità per correre incontro a loro, non fa caso alle scuse e alle promesse di cambiamento e li porta alla tavola imbandita per loro.

Incomincio ora a vedere come il mio viaggio spirituale cambierà radicalmente quando non continuerò più a pensare a Dio come a uno che si nasconde e che mi rende il più possibile difficile trovarlo, ma come a  colui che mi cerca continuamente quando io mi nascondo.

2. Abbandonati completamente all’amore di Dio 

Sto crescendo nella consapevolezza che Dio vuole tutta la mia vita non solo una parte. Non è sufficiente dare a Dio un po’ di tempo e di attenzione e tenere il resto per me. Non è sufficiente pregare spesso e profondamente e poi tornare ai miei progetti…

Tornare da Dio significa ritornare con tutto me stesso e con tutto quello che ho. Non posso tornare da Dio con metà del mio essere. Mentre stavo riflettendo di nuovo questa mattina sulla parabola del figliol prodigo e cercato di sperimentare me stesso nell’abbraccio del padre, ho sentito improvvisamente una certa resistenza riguardo al fatto di essere abbracciato così intensamente. Ho sperimentato non solo il desiderio di essere abbracciato, ma anche la paura di perdere la mia indipendenza. Ho capito che l’amore di Dio è un amore geloso. Dio non vuole solo una parte di me vuole tutto di me. Solo quando mi abbandono completamente all’amore di Dio posso aspettarmi di essere libero da continue distrazioni, pronto a sentire la voce dell’amore, e capace di riconoscere la mia chiamata che è unica.

3. Noi apparteniamo a Dio 

Ecco la domanda in questione: “A chi appartengo? Dio o il mondo?” Molte delle mie preoccupazioni giornaliere suggeriscono che io appartengo di più al mondo che a Dio. Una piccola critica mi fa arrabbiare, e un piccolo rifiuto mi fa sentire depresso. Un piccolo complimento mi risolleva lo spirito, e un piccolo successo mi eccita. Basta poco per tirarmi su o gettarmi giù. Spesso sono come una piccola barca nell’oceano, completamente alla mercede delle onde. Tutto il tempo e le energie le spendo per cercare di stare in equilibrio ed evitare di ribaltarmi ed affogare, mostra che la mia vita è soprattutto una lotta per sopravvivere: non una lotta santa, ma una lotta ansiosa che deriva dall’idea sbagliata che sia il mondo a definirmi. …

Per tutto il tempo che apparteniamo a questo mondo rimaniamo soggetti al suo sistema competitivo e ci aspettiamo di essere ricompensati per tutto il bene che facciamo. Ma quando noi apparteniamo a Dio, che ci ama senza condizioni, noi possiamo vivere come lui. La grande conversione che Gesù ci chiede è quella di passare dall’appartenere al mondo ad appartenere a Dio.

4. I “SE” che mi rendono schiavo

Fintanto che continuo a correre a chiedere “Mi ami? Mi ami veramente” Do tutto il potere alle voci del mondo e metto me stesso in schiavitù perché il mondo è pieno di “Se”. Il mondo dice:” Sì io ti amo Se sei bello, intelligente, e benestante. Io ti amo se hai una buona istruzione, un buon lavoro e buone connessioni. Ti amo se produci molto, vendi molto e comperi molto. Ci sono infiniti Se nascosti nell’amore del mondo. Questi Se mi schiavizzano, poiché è impossibile rispondere adeguatamente a tutti loro. L’amore del mondo è e sarà sempre condizionato. Finchè continuo a cercare il mio vero io in mondo di un amore condizionato, rimarrò agganciato al mondo – cercando, fallendo e cercando ancora. E’ un mondo che alimenta dipendenza perché ciò che offre non può soddisfare il desiderio più profondo del mio cuore.

5. La verità riguardo me stesso.

Devi smascherare il mondo nei tuoi confronti per quello che è: manipolativo, affamati di potere, e a lungo termine, distruttivo. Il mondo ti dice un sacco di bugie riguardo a chi tu sia realmente, e tu devi essere solo realistico abbastanza per ricordarti di questo. Tutte le volte che ti senti ferito, offeso o rigettato, devi osare dirti: Questi sentimenti per quanto forti non dicono la verità riguardo a me stesso. La verità, anche se ora non riesco a sentirla, è che sono il figlio prescelto di Dio, prezioso ai suoi occhi, chiamato l’amato dall’eternità e tenuto al riparo in un infinito abbraccio.

6. Dio desidera ardentemente portarmi a casa

Per la maggior parte della mia vita, ho lottato per trovare Dio, per conoscere Dio, per amare Dio. Ho provato duramente a seguire le indicazioni della vita spirituale –  pregare sempre, lavorare per gli altri, leggere la bibbia – ed evitare le molte tentazioni. Ho fallito molte volte, ma ogni volta ho provato di nuovo anche quando ero molto vicino alla disperazione. Ora mi domando se mi ero reso conto che che Dio stava cerando di trovarmi, di conoscermi e di amarmi. La domanda non è “come faccio a trovare Dio?” ma “Come faccio a permettergli di trovarmi? La domanda non è “Come faccio a Conoscere Dio?” ma “Come faccio a lasciarmi conoscere da Dio?” e, in fine, la domanda non è Come faccio ad amare Dio? Ma “Come faccio a lasciarmi amare da Dio?” Dio sta guardando lontano per me, cercando di trovarmi e cercando di portarmi a casa.

7. Abbracciare il proprio se

Il falso se stesso è quello, come dice Thomas Merton, costruito dalle spinte sociali. Compulsivo è senza dubbio il miglior aggettivo per descrivere il falso sè. Punta sui bisogni per un continuo e crescente affermazione. Chi sono io? Sono uno che piace, che è lodato, ammirato oppure disprezzato, odiato.

Se essere indaffarato è una bella cosa, allora devo essere indaffarato. Se avere soldi è segno di una reale libertà, allora devo pretendere i miei soldi. Se conoscere molte persone prova la mia importanza, dovrò cercare di avere i contatti necessari. La compulsione si manifesta nella paura nascosta di fallire e nell’urgenza costante di prevenire questo, accumulando sempre più, più lavoro, più soldi, più amici.

Queste compulsioni sono alla base dei due principali nemici della vita spirituale, Rabbia e Bramosia. Questi sono gli aspetti interiori della vita secolare, i frutti acidi delle nostre dipendenze mondane.

8. Il nostro scopo è la Libertà

Mentre la paura e la rabbia sono la più naturale e ovvia reazione ad uno stato emergenziale, devono essere smascherate come espressioni del nostro falso sé. Quando tremiamo dalla pura o bolliamo per la rabbia, abbiamo venduto noi stessi al mondo o a un falso dio. Paura e Rabbia ci portano via la libertà e ci rendono vittime di una forte seduzione del nostro mondo. Paura, come pure rabbia, quando le guardiamo in solitudine e calma ci rivelano quanto il nostro senso del valore personale dipende dal nostro successo nel mondo o dall’opinione degli altri. Improvvisamente comprendiamo che siamo diventati quello che facciamo o quello che gli altri pensano di noi.

9. Accetta il tuo vero sé , le luci e le ombre

E’ davvero difficile per ciascuno di noi credere alle parole di Gesù: “Non sono venuto a chiamare i santi ma i peccatori”. Forse nessun psicologo ha sottolineato così tanto l’importanza dell’accettazione di sè come la strada per l’autorealizzazione come Carl Jung. Per Jung l’autorealizzazione significa l’integrazione delle ombre. E’ la crescente abilità di permettere al lato oscuro della nostra personalità di entrare nella nostra consapevolezza e così prevenire una vita a una dimensione nella quale solo quel lato che è presentabile al mondo esterno è considerato come realmente parte di noi stessi. Per giungere ad una unità interiore, totalità e interezza, ogni parte di noi stessi dovrebbe essere accettata e integrata. Cristo rappresenta la luce in noi. Ma Cristo è stato crocifisso tra due criminali e non possiamo negarlo e certamente non i criminali che vivono in noi.

10. Lascia che Dio sia il signore della tua casa.

Mi colpisce moltissimo vedere come la gente oggi sia sovraccaricata di impegni. E’ come se si trascinasse da un’emergenza ad un’altra. Mai soli, mai tranquilli, mai realmente liberi ma sempre occupati con qualcosa che non può aspettare. Si ha l’impressione che in frenetico agitarsi si perda contatto con la vita stessa. Abbiamo fatto l’esperienza di essere impegnati mentre niente di reale stava accadendo. Più agitati siamo più le nostre vite diventano compatte, più è difficile mantenere uno spazio in cui Dio possa lasciare che qualcosa di veramente nuovo avvenga davvero.

La disciplina del cuore ci aiuta a lasciare entrare Dio nei nostri cuori così che lì, nel recesso più profondo del nostro essere, può essere conosciuto.

11. Sei a casa mentre sei in viaggio.

Quando dio è diventato il nostro pastore, il nostro rifugio, la nostra fortezza, allora possiamo raggiungerlo nel mezzo di un mondo rotto e sentirci a casa mentre siamo per via. Quando Dio dimora in noi, possiamo entrare in un dialogo con lui senza bisogno di parole mentre aspettiamo ancora il giorno nel quale ci condurrà nella casa dove ci ha preparato un posto. ( Gv.14,2) Allora potremo confortarci con le parole di Paolo:  Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù.

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